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L’editoriale di Ottobre 2024: CHE C’INCASTRA L’APICOLTURA CON LA ROBOTICA?

In apicoltura si fanno troppe chiacchiere, qualcuno evoca addirittura l’intelligenza artificiale per salvare le api, i bombi e tutti gli altri insetti impollinatori. Magari si punta sull’ape robot. Ma esattamente la microrobotica a cosa potrebbe servire ? Se non ve l’hanno ancora detto vi racconto, qui su Apinsieme, il caso in questione . Si tratta degli ingredienti di RoboRoyale, il progetto finanziato dall’Ue che si propone di testare api cortigiane replicanti per ottimizzare la deposizione di uova e la vita dell’alveare. E non è certo uno spauracchio agitato dai soliti fanatici ecologisti. Le api robot saranno testate in alveari ricreati in laboratorio tra Austria e Turchia Non avete capito male in Europa si pensa seriamente di invertire il declino delle api avvalendosi della micro-robotica Vogliono creare sciami di api robot capaci di ottimizzare la deposizione delle uova da parte dell’ape regina. Come? Hanno pensato a tutto portandole il cibo di cui ha bisogno esattamente quando ne ha bisogno. «Intendiamo influenzare un intero ecosistema interagendo con un solo animale, la regina», fa presente Farshad Arvin, robotico e informatico dell’Università di Durham. E aggiunge. «Se riusciamo a far sì che attività come la deposizione delle uova avvengano al momento giusto, ci aspettiamo di avere covate più sane e colonie più attive e in salute. Tutto ciò migliorerà anche l’impollinazione». Se si dovesse affermare questo tipo di gestione delle api sarebbe la fine dell’apicoltura, Occorre vigilare attentamente sull’impiego di tecniche prive di senso. Discorso diverso per la ricerca scientifica che cerca soluzioni al declino delle api, soluzioni che siano in equilibrio con la Natura. Nell’edito che state leggendo ci preme citarne una veramente notevole. E che cosa ha di speciale? Risponde alle esigenze degli impollinatori, dell’agricoltura pulita e quindi dell’ambiente. Così cresce anche la qualità del miele. Si è partiti con i bombi che non sono noti come le api, mentre sono anche loro degli impollinatori d’eccezione. Ma come le api rischiano di scomparire per l’esposizione ai pesticidi, usati in modo scriteriato quando l’agricoltura è troppo chimicizzata e non fa l’occhiolino al biologico. Ed è una novità rivoluzionaria, questa sì. Qui l’apicoltura non si trasforma in ferraglia. E vediamo di che cosa intendiamo parlare. Alcuni ricercatori potrebbero aver trovato un modo per ridurre la mortalità da pesticidi degli insetti impollinatori. Come? Alimentando questi insetti, i cui tassi di estinzione sono fino a mille volte superiori rispetto alla media, con un idrogel appena sperimentato. Lo si afferma in uno studio condotto dal gruppo di Julia S. Caserto, professoressa di Ingegneria ambientale dei biomateriali alla Cornell University e che ha visto la pubblicazione su Nature Sustainability. gli scienziati potrebbero aver trovato un antidoto ai pesticidi che uccidono direttamente e indi-rettamente le api. Gli scienziati statunitensi hanno scoperto, come detto sopra, un idrogel, composto da microparticelle d’idrogel che si legano alle molecole nocive e, una volta assorbite, transitano attraverso il canale digestivo per poi essere espulse. Si tratta di un preparato zuccherato con microparticelle edibili di idrogel (da 5 micron di diametro), un materiale assorbente, atossico e morbido; l’idrogel potrebbe salvarli e in alcuni casi migliorare la loro salute: i bombi trattati con l’idrogel hanno mostrato un tasso di sopravvivenza superiore del 30% rispetto a quelli non trattati. L’autrice principale dello studio, Julia Caserto, sottolinea che «Le api sono fondamentali per l’impollinazione delle colture, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, quindi è impor-tante che le persone prendano sul serio la loro salute. Eliminare del tutto i pesticidi sarebbe un buon obiettivo, ma potrebbe non essere del tutto realistico. Vogliamo provare a superare queste esposizioni ai pesticidi nelle api gestite in modo da poter avere ancora un’impollinazione delle colture sufficiente perché tutto sia sostenibile». Gli studiosi, infine, fanno nota-re che «Il trattamento non è fattibile per le api selvatiche, poiché sarebbe difficile somministrare le microparticelle». Invece, se l’antidoto venisse alla fine applicato alle api gestite sul campo, le microparticelle potrebbero essere aggiunte agli integratori già in uso, come le pastiglie di polline, che includono polline e altri nutrienti.
E ancora, sull’importanza della ricerca vi consigliamo i due articoli dell’IZSVE (pag. 8-12 e 14-19) e dell’ISS (pag. 28-32).


Illustrazione: pixabay-syaibatulhamdi

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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