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L’editoriale di Luglio_Agosto 2023: L’APE E’ ROCK, IL MIELE E’ LENTO

l’editoriale di Massimo Ilari

Voi apicoltori ci credete che il miele non ha sempre una buona “letteratura?”. Tanto comincio io a dire sì, credo, però, che si tratti di un chiacchiericcio immeritato, condito con il solito approccio discutibile da parte dell’informazione generalista: il più delle volte è errata, senza che nel settore non si intervenga con decisione per rimettere le cose a posto. In più, sovente girano delle strane dicerie che sono in tutto e per tutto sbagliate, corretto definirle delle vere e proprie bufale. Qualcuno comincerà a chiedersi, “ma che cosa è successo?”. Semplice, è assai più apprezzata l’ape del miele, come se fosse una cosa semplice separare il mirabile insetto dal suo biondo prodotto. E tutto ciò, mentre la stagione produttiva 2023 mostra dei vistosi cali, come abbiamo già anticipato a pagina 13 del numero di giugno di Apinsieme, “Apicoltori in ginocchio dopo l’alluvione”.

Un recentissimo report, poi, a dimostrazione del quadro produttivo fornito, parla di produzione in calo anche in Lombardia: persi oltre 3 milioni di chili di prodotto. E che non raccontiamo balle lo dimostra la Regione che annuncia misure e interventi straordinari da mettere in campo a sostegno dell’apicoltura lombarda. E’ chiaro che siamo di fronte a un’emergenza che investe tutto lo Stivale, da nord a sud. Insomma non c’è da stare allegri. Ma torniamo al tema dell’incipit. Persino Adriano Celentano, in un suo monologo, durante Rockpolitik, una trasmissione televisiva andata in onda in prima serata su Rai 1, nel 2005, disse: «l’ape è rock, il miele è lento». A dimostrazione di come il tiro sul prodotto finito sia quasi sempre fuori mira. La gente ama l’ape – ed è giusto – perché è quella senza la quale non ci sarebbe più né frutta e verdura, né foraggio e guarda con sospetto il miele perché pensa sia pieno di sostanze che avvelenano e di zuccheri che nutrono il cancro.

La colpa? Come detto, della cattiva informazione. Si sente dire con frequenza. “Occhio al miele, è una miscela di acqua e zucchero”. Nonostante questa diceria sia stata spazzata via dalla moderna scienza dell’Alimentazione c’è chi continua a crederci, senza ragione. Il primo ad affermarlo fu il professor Carlo Cannella – nutrizionista di fama internazionale – che spazzò via un’infinità di luoghi comuni, assegnando al miele il ruolo che gli compete sulla tavola: quello di un alimento nutraceutico, buono in ogni età della vita, poi il professore Giorgio Calabrese, studioso anche lui di fama internazionale.

Di questi giorni l’intervento del professor Franco Berrino, che non ha certo bisogno di presentazioni.

“Il miele non è solo un alimento, bensì un farmaco usato per guarire ferite e ulcere mucose, già nel passato. Il suo potere curativo dipende dalla ricchezza di sostanze fenoliche potentemente antiossidanti e antinfiammatorie: acidi fenolici (caffeico, gallico, cumarico, siringico, flavogenico, dimetilaminobenzoico) e flavonoidi (apigenina, crisina, quercetina, luteolina, genisteina, galangina, miricetina, kaempferolo…) in quantità variabile a seconda del fiore da cui deriva. Ma ci sono altri aspetti da considerare. Ad esempio, è stato assai pubblicizzato il bee-washing, un approccio che induce i consumatori all’acquisto di beni o servizi apistici, con il pretesto di aiutare le api.

Per capire di che cosa si parli abbiamo sentito Franco Mutinelli, IZS delle Venezie, CRN per l’apicoltura, Legnaro (PD) «Bee-washing è un termine coniato da MacIvor e Packer (2015), e si riferisce a oggetti o azioni che affermano di sostenere il contrasto al declino delle popolazioni di api, e quindi dichiarano di essere a favore dell’ambiente, senza la necessaria verifica o base scientifica. Ciò tuttavia può portare a molteplici conseguenze negative, tra cui la disinformazione, l’errata allocazione delle risorse, l’aumento delle minacce e l’allontanamento della comprensione pubblica e della politica ambientale dal processo decisionale basato sulle evidenze. Ancora, il “Bee-washing” è un tipo di “Green-washing” in cui le aziende inducono in errore i consumatori ad acquistare prodotti o abbonarsi a servizi con la scusa di aiutare le api. Il “Bee-washing” viene utilizzato anche per migliorare l’immagine pubblica delle aziende ed è diventato una mossa di marketing sempre più comune».

Bene, anche se noi di Apinsieme non siamo certo contrari alla pubblicizzazione delle api e delle aziende apistiche, vorremmo una maggiore attenzione sulle eccellenze che producono. Il Miele prodotto in Italia è un alimento centrale in uno stile di vita equilibrato e per noi è rock, esattamente come l’ape.

Chiaro? Per centrare l’obiettivo dobbiamo sconfiggere i furbetti che usano “pro domo sua” (a proprio vantaggio) il comparto apistico.

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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