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L’editoriale di Luglio-Agosto 2024: IL MIELE LO VOGLIAMO DI QUALITA’

“La produzione di miele è strettamente legata alla salute degli insetti impollinatori – e così, a quella degli ecosistemi e la loro biodiversità – oltre ad avere un impatto significativo sull’agricoltura e l’economia, anche nei Paesi a basso e medio reddito (LMIC, Low and Middle Income Countries)”, scrivono Dario Dongo e Srikanth Vuppala a pagina 12 del numero che state per leggere, in un servizio dedicato a “Miele, biodiversità ed economia nei paesi a basso e medio reddito”. Ci permettiamo solo di precisare che quando questo miele arriva in Europa va strettamente controllato, non certo per danneggiare le economie dei paesi in via di sviluppo ma per proteggere la qualità di ciò che arriva in Europa e la sicurezza alimentare di quanti abitano il Vecchio Continente.

Al di là del basso, medio – e alto reddito aggiungiamo noi – è chiaro che sulla Terra è tutto interconnesso.

E allora? Allora l’ape sta male, insieme a tutti gli altri impollinatori, se gli ecosistemi sono al collasso e la situazione peggiora quando l’ape sta male perché è un insetto fondamentale per la salute del Pianeta.

È il classico cane che si morde la coda. Come uscirne? Un primo abbozzo di discussione lo apriamo a pagina 8 – ma intendiamo continuarla con le vostre osservazioni -, sempre del numero che avete iniziato a leggere, in cui sosteniamo che Miele e Biologico devono procedere a braccetto.

Una Rivista di apicoltura serve anche a questo, cioè ad aprire un approfondimento su temi che troppo spesso vengono colpevolmente trascurati. Una decina di anni fa sarebbe stato più complicato parlare di biologico al settore apistico. Molti si chiudevano a riccio e sostenevano che il loro miele era migliore di quello bio.

In certi casi poteva essere vero – la maggior parte degli apicoltori lavorano bene – ma si avvertiva, però, che era giunto il momento di conferire ulteriori gradi di qualità al Miele Italiano. La sola dicitura non basta più. Ci vuole un’etichetta che evochi, senza scivolare in trabocchetti, la qualità di ciò che si compra.

E sì apicoltrici/apicoltori c’è bisogno di riempire quei due termini di tutta una serie di contenuti. E non è una fantasia perché è in ballo la sicurezza alimentare, basata su prodotti puliti e genuini, che incontrano sempre più il favore dei consumatori. In pratica ce lo dice il mercato. A certificarlo sono diversi Rapporti Eurispes: “per gli italiani qualità e sicurezza del cibo contano più del risparmio”.

Capito? E dovremmo cominciare a pensarci con serietà, visto che dal comparto arrivano, da tempo, grida d’allarme per crisi produttiva e mancate vendite. Occorre correre ai ripari e accendere la voglia di miele tra i consumatori. E vediamolo questo fosco quadro con cui è imperativo fare i conti. Per l’anno 2023 l’effettiva produzione italiana di miele, secondo le stime dell’Osservatorio Nazionale sul Miele, si attesterebbe su oltre 23,3 mila tonnellate, circa tre volte quella stimata dall’ISTAT, mentre l’importazione di miele è di circa 20.000 tonnellate. Dunque, di miele d’importazione ne circola non poco, anche nel nostro Paese.

In più, l’Olaf, Ufficio europeo antifrode, che ha controllato 320 lotti di miele importati da paesi extra Ue, parla chiaro: nel 46% dei campioni analizzati non c’è traccia del “biondo” prodotto delle api. E parliamo di miele che circola in Europa. La frode preoccupa, e non poco, gli apicoltori italiani che anche sui social criticano pesantemente la sleale concorrenza dei mieli provenienti da paesi extraeuropei e la scarsa difesa del Miele Italiano. E non hanno tutti i torti.

la foto del titolo è di Enrico Pasini

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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