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L’editoriale di Maggio 2024: PFAS, ACQUA POTABILE E API

È da tempo che le Associazioni ambientaliste conducono una lotta senza quartiere contro i i Pfas, sempre più presenti nell’ambiente. Noi di Apinsieme ce ne occupiamo stabilmente perché hanno un effetto negativo anche sulla sopravvivenza delle api e degli altri impollinatori, che assicurano un futuro all’ambiente.

Ne trattiamo costantemente perché è inevitabile che occupandoci di Api non possiamo essere insensibili alle questioni ambientali. Non basta indire Giornate nazionali o internazionali a favore di “Questo o Quello”, è il momento di attuare misure pratiche per arrestare il loro declino, non solo di quelle da miele. All’interno di questa crisi, la situazione delle api selvatiche è ancora più tragica: non hanno apicoltori che si prendono cura di loro ogni giorno.

Esse sono esposte agli stessi fattori che minacciano le api allevate, ma subiscono un impatto ancora maggiore a causa della loro vita in luoghi non antropizzati. Se dovesse continuare una diminuzione numerica così rapida metterebbe a rischio l’equilibrio di interi ecosistemi e la vita stessa dell’uomo. Ma torniamo, nello specifico, ai Pfas.

Che cosa sono? Si tratta di una famiglia di sostanze chimiche sintetiche impiegate nei prodotti di uso quotidiano. Anche se non li avete mai sentiti nominare potreste trovarli addirittura nel filo interdentale, nei cosmetici e negli utensili da cucina antiaderenti. Inquinano anche suolo e acqua. E qual è il pericolo? Sono composti particolarmente difficili da scomporre e collegati a un aumento del rischio di tumori, malattie della tiroide, problemi riproduttivi e danni al cuore e al fegato.

A dimostrare la loro considerevole presenza fra di noi uno studio dell’Environmental working group che ha rilevato che più di 200 milioni di persone negli Stati Uniti sono state esposte ad acqua potabile contaminata da Pfas (un problema che riguarda anche l’Italia, come hanno evidenziato numerosi allarmi lanciati dai media). A sentire i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, i Pfas si trovano nel sangue di quasi il 97% degli americani.

Il governo degli Stati Uniti è allora corso ai ripari, come si dovrebbe fare nel nostro Paese, approvando la prima norma nazionale che stabilisce nuove regole sulla presenza di diversi composti chimici nocivi nell’acqua potabile.

Il provvedimento, primo nel suo caso, mira a ridurre l’esposizione della popolazione ai Pfas, noti anche come “inquinanti eterni”, per la loro persistenza.  L’Epa (Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) ha stabilito nuovi parametri relativi ai livelli dei Pfas nell’acqua potabile: ora non dovranno superare le 4 parti per 1000 miliardi, un livello sensibilmente inferiore al precedente standard che legiferava 70 parti per mille miliardi. Urgono misure urgenti anche da noi. Tutti coloro che hanno sottovalutato, sottostimato, sminuito i danni provocati per decenni dalle sostanze perfluoroalchiliche sulla popolazione di tre province del Veneto devono ricredersi e andare a leggersi un circostanziato Report del fattoquotidiano.it.

I famigerati Pfas, che hanno inquinato la falda del Vicentino, del Veronese e del Padovano, sono quasi certamente riconducibili al rilascio di queste sostanze nell’ambiente, e hanno determinato una mortalità più elevata rispetto a quella prevista su base statistica, soprattutto a causa di malattie cardiovascolari e tumori. I dati parlano chiaro. Almeno quattromila decessi in più, in un arco di 34 anni, costituiscono il prezzo pagato dagli abitanti dei 30 comuni che fanno parte della “zona rossa”, quella che si ritrova contaminata non solo la falda, ma che ha anche avuto gli acquedotti inquinati. Non c’è dubbio, una ricerca che è poco definire choc dell’Università di Padova, realizzata in collaborazione con ricercatori dell’Istituto Tumori della Romagna, con l’Istituto Superiore di Sanità e con la collaborazione del Movimento Mamme No Pfas: lavoro scientifico che si è tradotto in una pubblicazione i cui risultati sono inquietanti.

È da tempo che le Associazioni ambientaliste conducono una lotta senza quartiere contro i i Pfas, sempre più presenti nell’ambiente. Noi di Apinsieme ce ne occupiamo stabilmente perché hanno un effetto negativo anche sulla sopravvivenza delle api e degli altri impollinatori, che assicurano un futuro all’ambiente.

Ne trattiamo costantemente perché è inevitabile che occupandoci di Api non possiamo essere insensibili alle questioni ambientali. Non basta indire Giornate nazionali o internazionali a favore di “Questo o Quello”, è il momento di attuare misure pratiche per arrestare il loro declino, non solo di quelle da miele. All’interno di questa crisi, la situazione delle api selvatiche è ancora più tragica: non hanno apicoltori che si prendono cura di loro ogni giorno.

Esse sono esposte agli stessi fattori che minacciano le api allevate, ma subiscono un impatto ancora maggiore a causa della loro vita in luoghi non antropizzati. Se dovesse continuare una diminuzione numerica così rapida metterebbe a rischio l’equilibrio di interi ecosistemi e la vita stessa dell’uomo. Ma torniamo, nello specifico, ai Pfas.

Che cosa sono? Si tratta di una famiglia di sostanze chimiche sintetiche impiegate nei prodotti di uso quotidiano. Anche se non li avete mai sentiti nominare potreste trovarli addirittura nel filo interdentale, nei cosmetici e negli utensili da cucina antiaderenti. Inquinano anche suolo e acqua. E qual è il pericolo? Sono composti particolarmente difficili da scomporre e collegati a un aumento del rischio di tumori, malattie della tiroide, problemi riproduttivi e danni al cuore e al fegato.

A dimostrare la loro considerevole presenza fra di noi uno studio dell’Environmental working group che ha rilevato che più di 200 milioni di persone negli Stati Uniti sono state esposte ad acqua potabile contaminata da Pfas (un problema che riguarda anche l’Italia, come hanno evidenziato numerosi allarmi lanciati dai media). A sentire i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie, i Pfas si trovano nel sangue di quasi il 97% degli americani.

Il governo degli Stati Uniti è allora corso ai ripari, come si dovrebbe fare nel nostro Paese, approvando la prima norma nazionale che stabilisce nuove regole sulla presenza di diversi composti chimici nocivi nell’acqua potabile.

Il provvedimento, primo nel suo caso, mira a ridurre l’esposizione della popolazione ai Pfas, noti anche come “inquinanti eterni”, per la loro persistenza.  L’Epa (Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente) ha stabilito nuovi parametri relativi ai livelli dei Pfas nell’acqua potabile: ora non dovranno superare le 4 parti per 1000 miliardi, un livello sensibilmente inferiore al precedente standard che legiferava 70 parti per mille miliardi. Urgono misure urgenti anche da noi. Tutti coloro che hanno sottovalutato, sottostimato, sminuito i danni provocati per decenni dalle sostanze perfluoroalchiliche sulla popolazione di tre province del Veneto devono ricredersi e andare a leggersi un circostanziato Report del fattoquotidiano.it.

I famigerati Pfas, che hanno inquinato la falda del Vicentino, del Veronese e del Padovano, sono quasi certamente riconducibili al rilascio di queste sostanze nell’ambiente, e hanno determinato una mortalità più elevata rispetto a quella prevista su base statistica, soprattutto a causa di malattie cardiovascolari e tumori. I dati parlano chiaro. Almeno quattromila decessi in più, in un arco di 34 anni, costituiscono il prezzo pagato dagli abitanti dei 30 comuni che fanno parte della “zona rossa”, quella che si ritrova contaminata non solo la falda, ma che ha anche avuto gli acquedotti inquinati. Non c’è dubbio, una ricerca che è poco definire choc dell’Università di Padova, realizzata in collaborazione con ricercatori dell’Istituto Tumori della Romagna, con l’Istituto Superiore di Sanità e con la collaborazione del Movimento Mamme No Pfas: lavoro scientifico che si è tradotto in una pubblicazione i cui risultati sono inquietanti.

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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