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È VERA GLORIA?

(…) il miele è essenziale per la vita dell’ape: è come il carburante per qualsiasi veicolo a motore. Senza miele non si alzerebbe neppure in volo per andare a tuffarsi nei fiori, assicurando l’impollinazione (…) l’ape senza il suo guardiano ecologico – l’apicoltore – non ci sarebbe più già da tempo in numeri apprezzabili. L’apicoltore alleva le api e si cura di loro, cercando di fare fronte alle patologie che le colpiscono, e che non sono certo poche (…)

L’ape sarà pure rock e il miele lento – ne abbiamo già parlato in un edito di qualche tempo fa –  come affermava Adriano Celentano in una trasmissione su Rai 1, ma senza miele l’ape non sopravviverebbe e l’intero settore apistico non esisterebbe. In parole povere, il miele è essenziale per la vita dell’ape: è come il carburante per qualsiasi veicolo a motore. Senza miele non si alzerebbe neppure in volo per andare a tuffarsi nei fiori, assicurando l’impollinazione. L’ape è apicoltura e agricoltura, tutto grazie al miele. Eppure si sta abusando un po’ troppo della sua presenza come risorsa pubblicitaria sui media per salvare l’ambiente e di riflesso il pianeta Terra.  Non crediamo che tale operazione sposti in avanti la sua sopravvivenza. La ragione? Il primo attore da chiamare in causa è il genere umano, inchiodandolo alle sue responsabilità. È il genere umano da mettere sul banco degli imputati perché con le sue attività produttive sta mettendo a rischio il futuro del pianeta e si mostra incapace di prendere provvedimenti adeguati per fa fonte all’emergenza. È il sistema produttivo in toto – non solo un singolo componente – da modificare.  Un sistema che mette a rischio l’intero ecosistema.  Occorre puntare su sistemi produttivi agricoli senza chimica per proteggere l’ambiente, garantire la sostenibilità e la biodiversità, con l’obiettivo di portare in tavola menu senza chimica. Insomma, l’agricoltura biologica – siamo diventati la ‘rana dalla bocca larga’ per quante volte l’abbiamo ripetuto – come ‘Cavallo di Troia’ per spazzare via metodi di coltivazione che avvelenano ambiente, uomini e animali. A guardare i risultati si può dire che è una storia che ha fatto tanta strada, ricca di successi e che garantirebbe la sopravvivenza dell’ape e degli apicoltori: maggiore produttività e qualità del miele,

E sì, perché l’ape senza il suo guardiano ecologico – l’apicoltore – non ci sarebbe più già da tempo in numeri apprezzabili. L’apicoltore alleva le api e si cura di loro, cercando di fare fronte alle patologie che le colpiscono, e che non sono certo poche.  Come documentiamo da pagina 36 a 45 di questo numero, con lo Speciale Campania, parlando del Progetto Evoc e di Monapi. Due progetti a cura di un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Medicina Veterinaria e Produzioni Animali (DMVPA) – Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Il primo muove i primi passi nel 2022 grazie all’Area “Emergenza Api ed Insetti Impollinatori” del CeRVEnE (Centro Regionale per la Prevenzione e Gestione delle Emergenze) e il contributo dell’UOD Prevenzione e Sanità Pubblica Veterinaria della Regione Campania.

L’obiettivo? Rallentare la diffusione/espansione della Vespa orientalis sul territorio campano, per assicurare lo stato di salute e benessere degli alveari a difesa dell’attività apistica stessa, nonché dell’agricoltura, della biodiversità e dell’ambiente e non ultimo segnalare l’aumento del rischio sanitario per l’uomo, per gli animali e per la sicurezza alimentare. Ecco qual è l’approccio giusto per avviare un discorso sensato ape-ambiente-apicoltura. Per quanto riguarda Monapi, ha preso il via nel 2020 grazie agli stessi patrocinatori, intende contribuire alla comprensione del complesso fenomeno di spopolamento e mortalità improvvisa delle api, individuare le cause e i fattori di rischio responsabili o corresponsabili. In definitiva, è l’apicoltore che, innanzitutto, bisogna mettere in grado di operare al meglio per dare vita a un binomio – naturalmente con l’ape – non solo salva ambiente ma anche salva produzione. Insomma, un ribaltamento dei termini del discorso: “Salvare l’apicoltore per salvare l’ape”. Il Miele, è un mercato da 185 milioni di euro (dati 2022) ma il settore è in difficoltà. L’apparente incremento degli introiti è dovuto all’inflazione che nel 2022 ha toccato nel nostro Paese l’8,1%.  È chiaro, allora, che la crescita degli introiti è da collegare soprattutto alla spinta inflazionistica, confermata dal calo dei volumi in Grande Distribuzione. Consumi – è bene ribadirlo – che risentono fortemente dell’attuale fase geopolitica, che comporta anche non poche difficoltà economiche per i consumatori.

La prova? Eurostat afferma che l’Italia è l’unico fra i grandi paesi europei in cui la quota di famiglie che riporta almeno qualche difficoltà a far quadrare i conti nel 2022 è sopra il 63%. In parole povere, le famiglie italiane fanno fatica ad arrivare a fine mese. E il miele non può che risentire di questo fosco quadro e appare chiaro che c’è bisogno di atti concreti e non di chiacchiere. Infine, va ricordato che sono in calo anche export e vendite.

Apinsieme
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