L’editoriale di Gennaio 2018: Il porto delle nebbie prima pagina Rivista Nazionale di Apicoltura by Apinsieme - 2018-01-092018-01-090 È arrivato il 2018 e ne approfittiamo per rimettere sotto la lente un po’ di argomenti rimasti in sospeso nel 2017. La sensazione, tanto per cominciare, è che l’emergenza Aethina tumida sia finita nel “Porto delle Nebbie”, molto noto ai lettori di Georges Simenon: ci vorrebbe Maigret per saperne di più. Fantasie le nostre? Macché! Di Aethina non se ne parla proprio più, scomparsa nel nulla! Ci auguriamo che ciò stia a indicare un miglioramento del quadro epidemiologico, posto che la sua eradicazione risulta assai improbabile. Ma non è l’unico argomento di attualità che sembra inghiottito dalle nebbie: vi è anche il tema della gestione della BDA (Banca Dati Apistica): ancora oggi non è uniforme sull’intero territorio nazionale, a dispetto delle buone intenzioni iniziali. Ad esempio, in alcune regioni (vedi Lombardia) il censimento annuale degli alveari, previsto entro il 31 dicembre di ogni anno, non avviene direttamente da terminale, ma si può effettuare solo attraverso una delega ad associazioni accreditate, per un non risolto conflitto di competenze tra Stato e Regioni. Ecco l’Italia, ci tocca sempre riandare alle “Grida” di manzoniana memoria che sembrano prevedere tutto, mentre non dicono un “fico secco”. Noi di Apinsieme abbiamo la sensazione che quando un’emergenza o un problema allo stato iniziale coinvolgono il nostro settore vi siano veementi reazioni, più di pancia che di testa, che poi, superata l’emotività del momento, non lasciano spazio all’adozione di soluzioni che siano il frutto di una visione e di una strategia condivisa dal settore nel suo insieme. Risolvere la quaestio non sarebbe difficile: basterebbe una minore frammentazione e conflittualità della rappresentanza apistica e di riflesso una fattiva collaborazione fra i portavoce degli apicoltori che, di certo, in uno scenario così complesso non possono essere rappresentati dalle 2 solite sigle che si ritengono maggioritarie (in realtà le Associazioni nazionali son 3, oltre a svariate associazioni territoriali) e per questo rappresentative di tutto il nostro mondo. Tale modo di operare, in realtà, è frutto di una autoreferenzialità che esclude dal dibattito, e quindi anche dalla condivisione delle soluzioni, tutti quegli apicoltori che o sono rappresentati da associazioni minoritarie o non sono iscritte ad alcuna associazione (e ve ne sono molti) ma che, contribuendo al fatturato complessivo dell’apicoltura italiana e dunque al suo peso politico ed economico, andrebbero ascoltati e coinvolti nel dialogo e nelle emergenze che coinvolgono il settore. E che siamo nel caos più totale lo dimostra il fatto che, per tornare alla BDA, il legislatore confonde ancora l’alveare con una stalla di bovini. Gli ha mai spiegato qualcuno le differenze che intercorrono fra un’ape e una mucca? Riteniamo di no. E tutto ciò rappresenta un vulnus di non poco conto, che va a detrimento dello sviluppo che l’apicoltura del III Millennio deve affrontare. A tutti questi “politici” dell’apicoltura importa davvero delle api e degli apicoltori oppure interessa solamente mantenere la poltrona, fingendo di difendere i propri rappresentati? Massimo Ilari, Enrico Pasini, Luca Tufano, Francesco Colafemmina Nella foto: La copertina del libro edito da Adelphi, Il porto delle nebbie di Georges Simenon Share on Facebook Share Share on TwitterTweet Send email Mail Print Print