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L’editoriale di Settembre 2017: L’Apicoltura riuscirà a sopravvivere?

Nell’apertura del giornale, da pagina 8 a pagina 11, troverete un’intervista che abbiamo realizzato con Gabriele Milli, apicoltore professionale, tra gli animatori dell’azienda apistica Api e Miele Valmarecchia, “Azienda artigianale altamente professionalizzata a conduzione non solo familiare, con una produzione diversificata su molti fra i settori possibili dell’impresa apistica: miele, api, api regine, pappa reale, propoli…”.
Gabriele ha scelto il mestiere di apicoltore da 15 anni e ha scelto di parlare con Apinsieme sulle emergenze che stanno investendo l’apicoltura non solo italiana ma anche europea e mondiale. Emergenze che se non saranno risolte rischiano di far chiudere i battenti a molte imprese apistiche.
Un rischio non certo remoto, visto che tante aziende sono state già costrette a far restare a casa i loro dipendenti stagionali. Per quantificare il fenomeno è ancora troppo presto, ma questo è quanto. Nell’intervista abbiamo tralasciato il problema delle patologie (che resta a sua volta un altro iceberg che incombe, a minacciare la navigazione dell’apicoltura italiana), per portare il nostro focus su come mettere in piedi un’azienda apistica e su come si fa per resistere, vista la crisi produttiva degli ultimi 3 anni.
La quaestio riguarda anche tanti giovani che sull’apicoltura hanno puntato come strumento lavorativo. Giovani che è nostro dovere non ingannare e che vanno messi di fronte alle tante difficoltà che s’incontrano quando si percorre questa strada. Troppo spesso, negli ultimi anni, alcune associazioni, molte di queste anche importanti, hanno tentato di acquisire nuovi e facili iscritti (ergo maggiori contributi) fabbricando illusioni, somministrate in corsi di formazione per principianti in cui venivano forniti dati oggi chimerici relativi a medie di produzione annuale di miele in realtà riferibili al contesto apistico di 30 anni fa. Le valutazioni di Gabriele non è che debbano essere per forza condivisibili, ma sollevano un problema che prima o poi andava affrontato e Apinsieme come è suo costume lo ha fatto. È messa a repentaglio la produzione di miele italiano che deve confrontarsi con la concorrenza sempre più agguerrita di quello estero che campeggia in maniera massiccia sugli scaffali dei nostri supermercati, mai come ora.
La mancata produzione degli ultimi anni ha determinato anche l’impennata dei prezzi e il miele si avvia a diventare un bene di lusso, cosa che non i può permettere visti i già irrisori consumi pro-capite. Ora anche se dal punto di vista commerciale potrebbe essere un vantaggio che diventi di lusso, non si può tralasciare che il miele è un bene agricolo, che in una logica di equità si è sempre trovato sulla tavola di ricchi e poveri e così per molti versi costituisce un elemento culturale, oltreché nutrizionale, di enorme valore.
Apinsieme non è solo dalla parte di chi fa impresa apistica ma anche delle migliaia di hobbisti che affrontano gli stessi problemi. Se fossero veri i dati falsi relativi alla produzione di miele spacciati da alcuni soggetti, gli hobbisti avrebbero potuto crescere, reinvestire nell’attività, e pensare di fare il salto divenendo imprenditori agricoli e quindi essere in possesso di partita Iva.
Malauguratamente così non è, e anzi chi ha condotto alveari per hobby attraversa forti difficoltà, divenendo questo hobby sempre più costoso (prodotti farmacologici, integratori, rinnovo dei materiali, ecc) a fronte di utili che un hobbista non dovrebbe ricavare dalla sua attività di apicoltore.
In uno dei prossimi numeri daremo spazio anche alla loro voce.

Massimo Ilari

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