Territorio e prodotti: il miele e la Scuola Forestale di Ormea ambiente Corsi prima pagina tecnica apistica by Enrico Pasini - 2017-06-162017-06-160 Eccoci nella provincia di Cuneo, rinomata per la sua produzione di Miele (dal rododendro, al tarassaco, al castagno, alla melata di Abete), luogo rinomato per la tutela della biodiversità e per la presenza di importanti parchi naturalistici come il Parco del Marguareis. In questa ambientazione è fondamentale che l’approccio all’apicoltura, alla sua importanza per la salvaguardia della biodiversità e dell’impollinazione trovi fresca linfa vitale nelle giovani generazioni e nella loro crescita culturale in Api-cultura. Riveste quindi un meritorio ruolo la Scuola Forestale di Ormea, fondata nell’anno scolastico 1985/86 grazie a un accordo tra Amministrazione Provinciale di Cuneo, Comune di Ormea e I.P.A. “P. Barbero” – Cuneo, con l’interessamento del Coordinamento regionale del Piemonte del C.F.S. e dell’Università degli studi di Torino – Corso di Laurea in Scienze Forestali. Il Profilo educativo, culturale e professionale dello studente, è riportato sulla dinamica pagina facebook della Scuola, risulta quindi caratterizzato dall’integrazione tra una solida base di istruzione generale ed una specifica cultura professionale, che consente agli studenti di sviluppare i saperi e le competenze necessari ad assumere ruoli tecnici operativi nel settore forestale e nell’ambito della protezione e salvaguardia ambientale. Si articola così un percorso di studi teso a creare i presupposti affinché i futuri professionisti siano in grado di gestire la multifunzionalità che si richiede all’attuale settore agro-forestale. E quindi come non pensare ad un’azienda agraria, che consente – grazie ad un efficace laboratorio didattico – alle studentesse e agli studenti di acquisire competenze direttamente sul campo. Detto fatto, è attiva da un anno una azienda agricola sotto la direzione della professoressa Daniela Garelli. E cosa hanno combinato le ragazze e i ragazzi della Scuola? Lavorando sodo, studiando e applicando hanno prodotto 50 Kg di miele millefiori e 300 litri di succo di mela. Tutto da soli? No, per la trasformazione dei frutti in succo fondamentale la collaborazione dell’Istituto agrario ‘Barbero’ di Verzuolo, mentre le mele sono state conferite gratuitamente da alcuni produttori ormeesi. L’obiettivo che la scuola si è data è quello di raddoppiare la produzione. Come? organizzando gli apiari anche per la produzione di miele di castagno. Un approccio solo produttivistico? No, considerando che l’impronta che la professoressa Garelli imprime a questa attività è tutta nel “sottolineare come il primo obiettivo dell’azienda siano la didattica e le esperienze laboratoriali, gli aspetti produttivi sono secondari, ciò non toglie che noi lavoriamo in piena armonia con tutti gli aspetti fiscali, sanitari e di sicurezza previsti dalla legge” (1). E allora che questa nuova leva possa approcciarsi al mondo dell’Apicoltura e dell’Api-Cultura con l’arte della meraviglia e con la sapienza dell’Apicoltore capace di valorizzare territorio e prodotti come ci suggerisce Francesco Colafemmina nel suo libro “Le Api e Noi“, Edizioni Apinsieme: Conosco d’altra parte alcuni apicoltori che non hanno nulla dell’apicultore e altrettanti apicultori che sarebbero degli autentici disastri nel maneggiare favi e marchiare regine. Questo per dire che non necessariamente l’amore per le api esita nella trasformazione di una passione in un mestiere, così come non sempre un mestiere presuppone una passione. Nel mio caso è stato diverso. Passione non ne avevo chissà quanta, così come mai, prima di iniziare, avevo acquistato un vasetto di miele. Nutrivo soltanto una sconfinata fiducia nella mia intuizione, in quel guizzo dell’anima, in quella fiamma che si intravvede nella nebbia e che sembra guidarti verso un riparo sicuro, verso una meta. Sapevo che avrei trovato sempre nuova passione, divertimento, ricchezza spirituale e soddisfazione delle mie esigenze più profonde nel mondo delle api. Potreste chiedermi a questo punto: cosa ti guidava? Vi risponderei che avere a che fare con le api significa per certi versi contemplare la natura. E pertanto l’apicoltore è necessariamente dotato di una natura contemplativa: deve essere aperto al thaumasmòs, ossia alla meraviglia. Questa capacità di meravigliarsi è elemento chiave per la comprensione non solo del mondo delle api, ma dell’intero si-stema naturale nel quale uomo e ape sono immersi. Il nostro mondo contemporaneo è così scontato, artificiale, reso piatto dalla tecnologia e da realtà preconfezionate. (1) sito targatocn.it immagini tratte dalla pagina facebook della Scuola Forestale di Ormea Share on Facebook Share Share on TwitterTweet Send email Mail Print Print