L’editoriale: Luglio 2016 prima pagina Rivista Nazionale di Apicoltura by Massimo Ilari - 2016-07-132017-12-031 Tanti anni fa sono approdato al mondo dell’apicoltura. Un approdo fortunato e felice: ho conosciuto più da vicino api e apicoltori e non me ne sono mai pentito. Questo percorso ha visto la nascita, da marzo 2016, di un nuovo germoglio Apistico, il “Progetto Apinsieme, Rivista Nazionale di Apicoltura”. L’intento? Riempire un vuoto non solo informativo ma anche di denuncia sulla mancanza di attenzione verso gli apicoltori. Insieme con Enrico Pasini, una splendida redazione, ricercatori all’avanguardia e tanti apicoltori che forniscono contenuti innovativi stiamo trattando i temi più scottanti del settore, temi la cui risoluzione scioglierà quei nodi che ostacolano la sua crescita. La nostra filosofia? «Cerchiamo sempre di evolverci e cambiare per fare qualcosa di nuovo», come canta il gruppo dei Red Hot Chili Pepper nell’ultimo album: “The Getaway”. Meno fortunato e felice l’incontro con capi e capetti che di apicoltura non sapevano e non sanno un fico secco, ancora oggi. Spesso mi sono chiesto: «Che ci fanno qui?». Ora lo So, ma non posso dirlo. Troppo spesso gli apicoltori sono lasciati a se stessi, privi della minima protezione. Così si sentono come “Nave senza nocchiere in gran tempesta”, come canta il sommo poeta. E che siano in gran tempesta ce lo fa comprendere il MIPAAF che ha appena pubblicato una nota secondo la quale i finanziamenti per il settore apistico per il periodo che va dal 2017 al 2019 (triennio) ammonteranno a 18 milioni di euro. La cifra sembra apparentemente interessante per la crescita del settore. L’apparentemente è d’obbligo. Perché? Se andiamo a dividerli per 3 anni già parliamo di 6 milioni di euro l’anno, cifra alla quale, poi, vanno detratti circa due milioni di euro anno che sono spettanza dei CRT delle Associazioni nazionali (esclusa l’Anai che non prende finanziamenti, decisione di cui qualcuno, prima o poi, dovrà spiegare le ragioni. Ci impegniamo a capirlo e a informarvi), al Crea-Api e all’Osservatorio Nazionale del Miele. I 4 milioni restanti vengono suddivisi fra le varie Regioni italiane sulla base dei dati dell’Anagrafe Apistica (ripartizione per numero di alveari, sempre secondo i dati dell’anagrafe). E’ chiaro che se qualche Regione è indietro con il censimento avrà una ripartizione non corrispondente al parco api. Tirando le somme, stiamo parlando di meno di 200mila euro a Regione. La domanda è come si possa pensare di professionalizzare un settore, creare occupazione fra i giovani, sostenere le imprese già avviate con una cifra così misera che, tra l’altro, spesso finisce nell’organizzazione di corsi, nell’acquisto di qualche nucleo o di qualche arnia. Le Associazioni regionali sono contente di questi risultati? La strada è un’altra e c’impegniamo sin da ora perché sia percorsa. Dovremmo pensare piuttosto a dei fondi di emergenza per finanziare le crisi produttive dovute ai cambiamenti climatici. Questo è l’unico modo per non far finire i soldi nelle solite tasche, ma per aiutare un settore fortemente esposto al clima, garantendo ai produttori risorse di emergenza per non rischiare di fallire. Apinsieme pensa allora di lanciare un questionario fra gli Apicoltori per capire le loro esigenze. Sono loro che devono esprimersi in prima persona, poi non ci si venga a dire che non dovrebbero, come si è fatto per l’ultimo Referendum inglese sulla permanenza o meno in Europa. Massimo Ilari, Direttore editoriale Share on Facebook Share Share on TwitterTweet Send email Mail Print Print
Buona idea quella del questionario. Bisogna far si che questo settore venga ritenuto importante dai vari enti come sono ritenuti importanti l’agricoltura e l’allevamento. Solo pensando e lavorando tutti insieme possiamo migliorare la situazione. Rispondi